Musica e filosofia in un Liceo classico
Esattamente un anno fa mi trovavo in un prestigioso Liceo classico di Torino.
Ero stato invitato insieme a Martin Bellavia – grande chitarrista di cui abbiamo già parlato in questo blog – dal professore di Storia e Filosofia Enzo Novara per tentare un “esperimento” particolare: parlare ai ragazzi di alcuni temi trasversali partendo dalla musica per arrivare alla filosofia e alla letteratura.
Abbiamo deciso di farlo intervallando il nostro discorso a qualche brano eseguito in classe. Con un paio di piccoli amplificatori, abbiamo suonato pezzi di Jimi Hendrix, Eric Clapton, Bob Marley e Frank Zappa…
L’idea iniziale era quella di parlare a grandi linee di come sono nati i miei libri sulla “filosofia” di alcuni grandi musicisti con l’intento di mostrare le interconnessioni, le reciproche influenze e il terreno comune tra pensiero filosofico, riferimenti letterari e vissuti esistenziali. In altre parole, ci interessava non solo rendere permeabili e fluidi i confini tra queste materie di indirizzo in quel tipo di liceo, ma anche mostrarne l’aderenza con le nostre esperienze quotidiane, i nostri dubbi, le nostre scelte personali.
Come mi capita molto spesso quando in generale mi rivolgo a un pubblico, non mi piace seguire un canovaccio prestabilito: preferisco lanciare alcuni spunti e interagire con le persone che ho di fronte. Solo in questo modo si stabilisce un incontro autentico e un circolo virtuoso tra curiosità individuali, domande di approfondimento e, soprattutto, creazione di una linea narrativa che nasce in quel contesto unico, in forza di quella particolare interazione. Lo faccio, ad esempio, durante le lezioni di filosofia e psicologia all’Università delle tre età.
In questo caso particolare con un gruppo di adolescenti mi sembrava peraltro l’unica strada percorribile. Sarei riuscito a coinvolgerli in un racconto su musicisti certo fondamentali per la mia generazione, ma forse troppo distanti per ragazzi del Nuovo Millennio? E che dire di alcuni filosofi, i cui nomi forse a loro non avrebbero detto nulla perché ancora non trattati a lezione?
Prima di iniziare, i dubbi che mi attraversavano erano più o meno questi.
Un incontro appassionante
Non esagero se dico che aver partecipato a quell’incontro è stata per me una delle esperienze più appassionanti dello scorso anno. Nel corso delle due ore a disposizione non solo c’è stato chi si è unito a noi per suonare alcuni brani con grande bravura, ma vi è stata una partecipazione viva dei ragazzi e delle ragazze con domande molto puntuali e a volte sorprendenti.
Vederli così curiosi, preparati e stimolanti è stata un’autentica boccata d’ossigeno, a dimostrazione che i pregiudizi sulle giovani generazioni lasciano il tempo che trovano, che alcuni temi sono davvero universali e fuori dal tempo e che l’incrocio tra forme di pensiero e di espressione artistica merita certamente di essere approfondito. Non in astratto, però, ma “dal vivo”.
Martin e io, in fondo, non portavamo altro che la nostra esperienza vissuta e le nostre passioni, quelle che cerchiamo di mantenere costantemente vive: nel suo caso, quelle di un musicista in costante evoluzione che cerca sempre di sondare nuove idee, dal blues al funky; nel mio, quelle di un appassionato di musica e filosofia che trova congeniale far dialogare queste due forme d’“arte” scrivendone.
Nel salutare i ragazzi e nel ringraziare il prof. Novara per la sua idea e il suo invito, ci siamo lasciati con la convinzione che questo “esperimento” avrebbe senza dubbio meritato di essere ripetuto.
La musica e l’espressione di sé
Nessuno di noi poteva ovviamente supporre che neanche un mese dopo l’Italia sarebbe stata travolta dalla pandemia e che le aule delle scuole sarebbero state deserte per mesi… Così come i locali, i palchi e le manifestazioni in cui Martin aveva in programma di esibirsi con la sua band The Black City.
Ho pensato spesso ai quei ragazzi durante il primo lockdown. Mi sono chiesto, naturalmente, come avrei vissuto quest’esperienza di restringimento delle libertà alla loro età, con quel fuoco travolgente che anima la vitalità e la curiosità degli adolescenti. Comprendo il loro smarrimento.
Quando ci saranno le condizioni per farlo, mi piacerebbe riproporre “esperimenti” analoghi nelle scuole.
La musica, per artisti come Eric Clapton e Jimi Hendrix, è stata una vera e propria ancora di salvataggio quand’erano ragazzi molto giovani, alle prese con i problemi della vita concreta e con le loro fragilità. In quest’arte sono riusciti a trovare un modo per esprimere se stessi, ognuno con la propria voce e il proprio stile personale.
Avvicinarsi a loro o ad altri artisti può essere uno stimolo per i ragazzi (ma non solo) a fare altrettanto: ricercare ciascuno il modo a lui più congeniale per esprimere la sua personalità, in una forma d’arte, in uno sport, in un lavoro manuale, nello studio, in una professione o in qualsiasi altra attività sentano di essere nel loro elemento. Non è una ricerca facile, ma sono convinto sia tra le più irrinunciabili.
My spouse and I stumbled over here by
a different web page and thought I
should check things out.
I like what I see so i am just following
you. Look forward to checking out your web page for a second time.
Simply wanna input that you have a very nice internet site , I love the design and style it actually stands out. Joel Troll