Qualche settimana fa, nella rubrica che curo per Radio Contatto, ho iniziato un breve ciclo di puntate su Eric Clapton e le sue numerose collaborazioni. Ne ho parlato con l’amico Alessandro Vailati, grande conoscitore dell’universo claptoniano e dei suoi infiniti “incroci” artistici. Pochi giorni dopo, ha regalato al blog questo interessante articolo su tre mostri sacri. Grazie Alessandro!
Eric Clapton, Neil Young e Bob Dylan sono tre grandi maestri capaci di reinventarsi e aggiornarsi continuamente. Questo moto perpetuo alla ricerca di nuovi sentieri musicali è probabilmente il segreto che ha consentito loro di rimanere, sebbene con comprensibili alti e bassi, sempre sulla cresta dell’onda.
Pur essendo molto diversi come musicisti hanno in comune il background iniziale: blues, country blues e rock and roll hanno perennemente dato linfa alle loro produzioni e consentito di tenerli in contatto.
In questa breve analisi mi interessa parlare degli incroci avuti da Clapton con tali artisti, dando maggiormente attenzione ai particolari di quello (più incompleto, ma allo stesso tempo non poco affascinante) con Young.
Eric e Bob
Partendo cronologicamente cominciamo con Dylan. Il buon Robert Zimmerman, questo il suo vero nome, manifestò interesse per Clapton fin dal 1965, quando lo vide suonare con John Mayall e i Bluesbreakers. Fecero persino una session in studio insieme, rimasta inedita.
Più avanti, nel periodo dello scioglimento dei Cream, Eric dichiarò la sua predilezione per The Band, strettamente collegata a Bob. Aggiunse che avrebbe voluto addirittura far parte del gruppo.
Nel 1976, poi, un anno dopo la pubblicazione da parte del celebre chitarrista della cover reggae di Knocking On Heaven’s Door, Dylan comparve in carne e ossa in Sign Language per il famoso duetto pubblicato in No Reason to Cry. In quest’album erano presenti pure i membri di The Band (quanti intrecci, si potrebbero scrivere libri!).
Vi furono parecchie occasioni da allora per vederli dal vivo o in studio insieme e su alcune di queste torneremo più avanti.
Eric e Neil
Clapton e Young invece condivisero lo stesso palco solo in alcune circostanze nella loro lunga e prolifica carriera e guarda caso sempre con Dylan nei paraggi…
Tra le fasi salienti del loro rapporto, non si può che cominciare da The Last Waltz (25 novembre 1976). Una vagonata di star volle essere presente per l’addio a The Band, uno dei pochi gruppi nella storia della musica che abbia mai avuto tutti i membri di pari livello dal punto di vista delle qualità artistiche. Nell’encore I Shall Be Released come nelle successive jam di fine spettacolo vi fu il primo incontro tra Eric e Neil. Ovviamente Bob non poteva mancare e naturalmente vennero suonate alcune sue canzoni.
The 30th Anniversary Concert Celebration, 16 ottobre 1992
Nell’ottobre 1992 si tenne il tributo a Dylan per il trentennale della sua carriera al Madison Square Garden. Fu un fiorire di ospiti famosi che ripercorsero la storia di Bob, accompagnati da una solida house band. Fra questi vi fu anche Clapton, il quale deliziò con una strepitosa Don’t Think Twice It’s All Right – a detta di tutti gli appassionati vero highlight della serata – e una portentosa Love Minus Zero / No Limit.
Neil Young infervorò la platea in particolare con All Along The Watchtower.
Durante l’avvenimento non mancarono i bis e pure il mitico Dylan non poté esimersi dall’esibirsi onstage.
Così My Back Pages divenne davvero un altro momento memorabile. Suonarono e cantarono con lui George Harrison, Tom Petty, Roger McGuinn, Eric Clapton e Neil Young. Tra gli ultimi due scattò un’alchimia speciale, probabilmente dettata dal fatto che furono proprio loro a fare gli assolo, oltre a reggere impetuosamente il ritmo della canzone con delicatezza e fragore, grazie alla diversità di approccio alla chitarra. Si amalgamarono bene.
Successivamente, durante un’intervista facente parte di uno speciale dedicato allo show, Young rispose molto velocemente e precisamente a una domanda ricevuta. La questione riguardava la possibilità di future collaborazioni con alcuni fra i numerosi musicisti presenti quella sera: “Eric Clapton! È scattata una scintilla…”.
Anche nel 1996, Neil Young ebbe forti parole di elogio per Slowhand ricordando quella magica serata al “Bobfest”, anche se glissò alla richiesta iniziale della giornalista riguardo alla possibilità di vederli lavorare insieme. Il quesito era legato proprio alle sue precedenti dichiarazioni riguardanti una plausibile partnership.
Entrambi avevano raggiunto un nuovo picco di popolarità con Sleeps With Angels e From The Cradle.
Passarono altri anni, ma niente venne alla luce. I successivi tour e album furono altrettanto di grande successo e li portarono nel nuovo millennio trionfanti e acclamati.
Forse questo, paradossalmente, rese l’agenda piena di impegni e probabilmente virarono su altri territori, allontanandosi.
Nel frattempo Clapton incideva un altro brano di Dylan per Pilgrim (Born In Time, 1998) e lo aveva come ospite speciale per il primo concerto a beneficio del Crossroads Centre (1999)…
Greendale e Echo in the Canyon
Arriviamo al 2003, quando esce Greendale, uno dei progetti più originali e ambiziosi di Neil Young & Crazy Horse, un autentico concept album. A Greendale, città di fantasia, è ambientata una storia dalle tinte noir. Young allega uno scritto che completa il testo di ogni canzone. E nella presentazione di Bandit ecco comparire a sorpresa l’omaggio al chitarrista inglese: “…So when you see somebody like Eric Clapton up there playing guitar and closing his eyes it could be anything. It could be anything”.
Siamo quasi arrivati alla fine della storia.
Slowhand ha proseguito a suonare ed incidere canzoni di Bob. Not Dark Yet è stata una delle piacevoli esecuzioni live del 2009, mentre per I Still Do (2016) ha registrato una toccante I Dreamed I Saw St. Augustine.
Rimane da esplorare Echo in the Canyon (2018), documentario che si focalizza sulla scena musicale che si sviluppò tra metà e fine anni Sessanta a Laurel Canyon, quartiere di Los Angeles. Ebbene, nei titoli di presentazione del disco ad esso collegato vengono citati Neil Young, Stephen Stills ed Eric Clapton.
Finalmente il cerchio si chiude? In verità no. I due sono presenti in tracce diverse, lasciandoci ancora un pizzico di amaro in bocca. Adeguandoci al motto Mai dire Mai rimaniamo in attesa di un nuovo “incrocio” che magari coinvolga tutti e tre…
Alessandro Vailati
Redattore presso Loudd. Magazine, progetto culturale di critica musicale, letteraria, cinematografica, artistica.
Editor presso Blues Cluster. Sito web di notizie e media.
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