AGOSTO (a cura di Alessandro Vailati)
Agosto 1970, l’inizio di un’incredibile partnership musicale tra due personaggi leggendari: J.J. Cale & Eric Clapton
«Eric Clapton ha inciso molte delle mie canzoni. È grazie a lui che non devo più lavorare per vivere. Per merito suo ho evitato di dovermi trovare un lavoro come tassista.» Estratto da ChristophWagnerMusic.blogspot.com
Non poteva mancare, visto l’ampio spazio dedicato al chitarrista inglese su MusicPhilò, un ampio capitolo sugli “incroci” tra questi due grandi artisti. Riviviamo insieme le tappe fondamentali di una bellissima storia musicale, nata a partire da Agosto 1970, mese della pubblicazione dell’esordio solista di Eric Clapton, e sfociata in una grande amicizia e in una profonda stima reciproca.
Da After Midnight a Cocaine
Nella sua vita Delaney Bramlett non è mai stato uno stinco di santo, ma aveva un potere affabulatorio incredibile grazie alle sue doti canore, compositive e musicali. E conosceva anche tantissimi artisti di gran levatura poco noti al pubblico. Uno di questi è Cale, e a novembre 1969, durante le sessioni per il debutto omonimo di Clapton, si presenta con il 45 giri della primissima registrazione originale di After Midnight. Per Eric è amore a prima vista, si riconosce subito completamente nello stile di J.J., e, come si dice in questi casi, the rest is history. La canzone risulterà un vero e proprio cavallo di battaglia nel suo repertorio live, con numerosi arrangiamenti a evidenziarne la duttilità interpretativa. Sarà inoltre l’unica, nella lunga carriera, a essere reincisa in studio ‒ in una meravigliosa versione ruvida, ispirata, carica di assoli e con un canto forte e potente ‒ per usarla come singolo di lancio del cofanetto Crossroads (1987).
Il brano diventa un hit, ridando vigore a entrambe le carriere, ma la vera svolta nel rapporto tra i due avviene nel ’77 con uno dei pezzi più celebri di Manolenta, Cocaine. Pubblicato un anno prima su Troubadour, ora grazie a un arrangiamento ben architettato che evidenzia la genialità uncinante del riff – in verità in parte molto simile a quello di Sunshine Of You Love ‒ rappresenta la canzone top del pluripremiato Slowhand, che include pure Lay Down Sally, chiaramente ispirata al Tulsa Sound, un riuscito intreccio tra rock e country, con una melodia subito coinvolgente e un groove danzereccio. Backless (1978) prosegue il rapporto tra i due personaggi con la pubblicazione della sottovalutata I’ll Make Love to You Anytime e poco dopo, finalmente, si concretizza il primo vero incontro tra loro.
La storia spassosa di due anime gemelle finalmente a contatto
Il nuovo chitarrista “ritmico” della band, Albert Lee, propone a Clapton un meeting con Cale, ospite per alcuni giorni, corre il ’79, nella sua casa a Los Angeles. Dopo una fase interlocutoria, piena di imbarazzi, i due cominciano a divertirsi, soprattutto grazie all’incredibile parlantina di J.J., il quale, pur essendo di natura uomo schivo e umile, quando è nell’ambiente giusto scatena tutta la sua conoscenza e simpatia, dimostrandosi colto e visionario. Economia, politica, arte, letteratura e, ovviamente, musica, sono gli argomenti che vengono affrontati per ore dall’americano davanti a un affascinato Eric. È di quest’ultimo l’idea di recarsi in seguito a Hollywood, dove i Fleetwood Mac stanno registrando una sessione per il nuovo disco. Ed ecco ricomparire la conosciuta timidezza e capacità di scomparire di J.J. Cale: Mick Fleetwood e John McVie manco si accorgono della sua presenza in control room insieme a Clapton.
«Ho dovuto in tutti i modi far notare loro il mio amico, che naturalmente non conoscevano. Ho pensato a quanto ciò fosse magnifico: sa come diventare invisibile, una cosa spesso desiderata anche da me, eppure scrive la migliore musica di questo mondo, ma nessuno sa chi sia. Incontrare John è stato come trovare finalmente un’anima gemella.»Estratto di intervista/articolo di Dan Forte a Eric Clapton presente nella Deluxe Edition di The Breeze: An Appreciation of JJ Cale
Ormai la scintilla è scoccata e nel 1984 i due “ragazzi” riescono a ritagliarsi il tempo per rivedersi in California e registrare alcuni brani in una calda jam session. Ne viene fuori un’intrigante Roll On, futura title track di un’opera di quindici anni (!) dopo…
«Eric approfittò del suo viaggio in America, organizzato per registrare materiale aggiuntivo al suo album dell’epoca, Behind The Sun, anche per trascorrere un po’ del suo tempo con J.J. Furono incise almeno sei canzoni, fra cui Roll On, che è presente nel disco dal medesimo nome realizzato nel 2009.» Da Eric Clapton Day By Day, The Later Years 1983-2013 di Marc Roberty
L’incrocio al Crossroads, il disco insieme e il Live in San Diego
Passano diversi lustri, entrambi gli artisti vivono alti e bassi, tuttavia rimangono comunque in contatto, e in Reptile (2001) viene rinnovata la partnership con la bellissima cover di Travelin’ Light, in seguito una chicca di quel tour. L’occasione per rinverdire i fasti dell’amicizia avviene a Dallas, tre anni dopo, quando Cale riceve l’invito a partecipare al Crossroads Guitar Festival.
Ne viene fuori un’esperienza così intensa da convincere Clapton a farsi produrre il prossimo album da lui. Il progetto originario cambia poi corso nei successivi due anni e diventa un vero e proprio disco a due, con Mr. Laid Back a farla da padrone dal punto di vista compositivo. The Road to Escondido è il momento più importante del loro rapporto. Non solo è la collaborazione più completa, sfociata appunto in un’intera opera a loro nome, ma si cementa l’amicizia e la stima reciproca li porta a nuove avventure. Nel Live in San Diego (2007, realizzato nel 2016/17) viene catturata tutta l’energia positiva, la gioia di condividere sul palco alcuni brani storici e altri freschi di pubblicazione come Cocaine, Anyway the Wind Blows eWho Am I Telling You
Le ultime collaborazioni e il tributo
L’entusiasmo di Eric nei confronti del compagno di mille avventure è alle stelle: nei mitici show con Steve Winwood del 2008 al Madison Square Garden include Low Down, da Guitar Man e lo coinvolge nelle registrazioni di Clapton (2010) in River Runs Deep ed Everything Will Be Alright, ovviamente opera della sua penna affilata. Un’altra traccia, la dolce e ritmata Angel finisce invece su Old Sock (2013) e rappresenta l’ultima canzone che li vede comparire insieme a livello cronologico, anche se proviene dalle sessioni di The Road to Escondido.
La notizia della morte improvvisa di J.J.Cale scatena una tempesta di emozioni nel cuore dell’amico, rammaricato del fatto di non essere riuscito a farlo partecipare maggiormente alla sua vita privata e artistica in quegli ultimi anni, ma al contempo rimane la gioia di aver condiviso quei preziosi momenti prima che fosse troppo tardi. Consultatosi anche con la moglie di lui, Christine Lakeland, silenziosa e amorevole compagna nonché bravissima musicista, Clapton decide di incidere un lavoro completamente in suo onore, circondandosi di alcune delle Star che più l’hanno adorato, da Mark Knopfler, Tom Petty e Willie Nelson a John Mayer e Derek Trucks, senza dimenticare i membri delle sue band. Il risultato è il sentito The Breeze: An Appreciation of JJ Cale (2014); nelle Baloise Sessiondi novembre 2013 il chitarrista inglese propone in anteprima alcune perle che vengono incluse nell’LP, come Since You Said Goodbye e Call Me The Breeze.
Un’amicizia vera non termina mai
Il bisogno e la voglia di celebrare quest’uomo leggendario non si placano. Eric pesca due suoi brani di gran livello mai dati alle stampe, Somebody’s Knockin’ e Can’t Let You Do It sempre grazie alla Lakeland, li include in I Still Do (2016) e prosegue, in tutti questi anni, a eseguire dal vivo i suoi pezzi, dalle storiche e ormai senza tempo Cocaine e After Midnight (presente pure in The Lady in the Balcony in un arrangiamento acustico reminiscente di quello elettrico delle Baloise Session) a Call Me the Breeze, in scaletta nel recente tour in Giappone. È probabile, quindi, che nelle prossime uscite di materiale inedito previste tra il 2023 e il 2024 possano vedere luce altre chicche di J.J. Cale, per tenerne vivo il ricordo e il patrimonio.
«Ho sempre voluto sapere cosa ascoltassero i miei beniamini. Chi sentiva Robert Johnson? Probabilmente Leroy Carr. Così io ascolto JJ Cale e ora dovreste essere spinti a farlo anche voi. Ed è persino meglio della roba che suono io!» Estratto di intervista/articolo di Dan Forte a Eric Clapton presente nella Deluxe Edition di The Breeze: An Appreciation of JJ Cale
Una dichiarazione molto umile che evidenzia tanta ammirazione per un uomo che ha davvero cambiato in meglio tutta la sua vita, una fonte di ispirazione e saggezza unica. Non è un caso, infatti, che Clapton ritenga come uno dei complimenti più belli ricevuti nell’esistenza questa rilettura di Golden Ring, un suo brano autografo a cui è molto legato. Una cover incisa da un amico sincero, opera di un artista che difficilmente si cimenta in pezzi altrui, ma che in questo caso ha fatto un’eccezione. Un modo per ringraziare proprio chi, registrando le sue canzoni, l’ha reso celebre per sempre.
English Version: link