DICEMBRE (A cura di Alberto Rezzi)
Trent’anni fa ci lasciava un genio iconoclasta: Frank Zappa. Era il 4 dicembre 1993.
Più o meno nello stesso periodo due fratelli giovanissimi, Martin e Ruben Bellavia, che ancora frequentavano le scuole elementari, si esibivano per la prima volta in pubblico con alcune canzoni del compositore di Baltimora. Poco dopo avrebbero dato vita agli Ossi Duri.
Lo scorso sabato sera, 16 dicembre, in un locale in provincia di Torino dove da anni la musica di altissima qualità è di casa, la storica band torinese è tornata sul palco per celebrare questo doppio trentennale. E lo ha fatto suonando con un’intensità impressionante, spaziando tra le varie creazioni che animano la sconfinata discografia di Zappa, da Muffin Man a My Guitar Wants to Kill Your Mama.
Martin (chitarra e voce), Monne (basso), Alex Muschio (tastiere e voce), Maurizio Planker (batteria)
Negli anni ho visto Martin suonare praticamente di tutto: dal blues al funky, dal jazz al rock classico… Ma sentirlo reinterpretare il repertorio zappiano è stata un’esperienza a sé. Da ogni nota della sua Gibson, da ogni verso, da ogni parola evidenziata con una smorfia del viso traspariva l’attitudine di chi è nel proprio elemento, unita al piacere di celebrare il Maestro insieme agli amici di sempre e agli appassionati che hanno gremito la sala.
Colonna portante di ogni brano il basso sapiente di Simone “Monne” Bellavia. Quando l’avevo intervistato qualche tempo fa per il blog mi aveva raccontato: «Ho iniziato a sfogare interesse musicale fin da bambino poiché, visto come un gioco, ne condividevo molto tempo con i miei cugini Martin e Ruben, stimolati da un padre fanatico di Frank Zappa e Jimi Hendrix: diventò subito il gioco della vita per tutti e tre e in modo piuttosto spontaneo prendemmo ruolo agli strumenti. Ruben suonava la batteria, Martin la chitarra ed io il basso. Suonavamo rock e blues o brani di Jimi Hendrix ma prevalentemente di Frank Zappa, che negli anni a seguire divenne il nostro pane quotidiano nonché elemento forgiante per la nostra formazione autodidatta musicale».
Nel corso del tempo gli Ossi Duri non solo hanno suonato con nomi del calibro di Elio e le storie tese, Fabio Treves e Ike Willis, tutti in qualche modo “nati sotto il segno di Zappa”, ma hanno anche inciso dischi di chiara impronta zappiana come “Zappa in blues” o “Frankamente”.
Tornando a sabato sera, il concerto è stato preceduto dalla presentazione di un libro a fumetti su Zappa, con testi e sceneggiatura di Giuseppe Ciarallo e illustrazioni di Manlio Truscia.
Che altro dire? In fondo, per usare una celebre citazione del buon Frank, «parlare di musica è come ballare di architettura». E allora non resta che ascoltare…