Nata dalla comune passione per Slowhand, la collaborazione con Alessandro Vailati si arricchisce di continui stimoli reciproci. Questa volta, il suo articolo ci porta tra le pieghe di un capitolo poco conosciuto ma di grande fascino della carriera di Clapton: i suoi “incroci” con voci e personalità femminili uniche, potenti, carismatiche, travolgenti. Bessie Smith, Tina Turner, Carole King, Aretha Franklin, Sheryl Crow, Randy Crawford, Cher, Tracy Chapman, ma non solo…
Eric Clapton e l’universo musicale femminile
Eric Clapton ha più volte dichiarato che il primo strumento da cui è rimasto colpito, ascoltando musica, è stato quello naturale: la voce.
Non è un mistero, quindi, la sua devozione per Bessie Smith, l’Imperatrice del Blues, una delle più popolari figure femminili degli anni ’20 e ’30 che con il suo canto influenzò in maniera straordinaria il panorama susseguente di vocalists jazz e blues.
Tutti ricordano la strepitosa versione di Nobody Knows You When You’re Down and Out nuovamente famosa grazie ad Unplugged (1992), pochi la delicata Careless Love del 2011 eseguita insieme a Wynton Marsalis, ma ciò che le accomuna è che diventarono celebri grazie a Bessie. Nel presentare quest’ultima canzone Eric specifica con orgoglio, lui che è sempre di poche parole: «This is an old song by Bessie Smith…»
Alcune tra le più brave interpreti e songwriters femminili hanno fatto parte del suo universo, anche se forse è stato un capitolo piuttosto trascurato della sua carriera, così densa di avvenimenti e incontri.
Se le collaborazioni con Sheryl Crow durano negli anni e sono davvero numerose, ve ne sono altre degne di nota insieme ad artiste straordinarie, con duetti magari meno conosciuti, ma altrettanto sorprendenti.
Lady Soul e Carole King
Certamente è un incontro sui generis quello con Aretha Franklin nel 1967. «Una sera ricevetti una telefonata da Ahmet Ertegun, che mi chiese di passare agli Atlantic Studios il giorno dopo, perché voleva che incontrassi qualcuno. Ci andai e vidi Aretha in cabina audio con tutta la famiglia. Nella stanza si percepiva un’energia fortissima. C’erano anche Tom Dowd e almeno cinque chitarristi più una formidabile sezione ritmica. Ahmet disse che voleva sentirmi suonare nel pezzo previsto, Be as Good To Me as I Am To You. Fece uscire i chitarristi, io ero nervosissimo perché non sapevo leggere la musica, mentre tutti gli altri avevano spartiti sui leggii. La Franklin cantò e io feci la parte solista. Devo ammettere che è stato uno dei momenti migliori della mia vita» (dall’Autobiografia edita da Sperling&Kupfer nel 2008).
Lady Soul, album conseguente, esce nel 1968 ed è un successo incredibile. Oltre al loro duetto, con un assolo davvero travolgente che rimarrà nella storia, contiene pietre miliari come Chain of Fools e (You Make Me Feel Like) A Natural Woman, quest’ultima destinata a diventare un classico dei classici, scritta dall’accoppiata Gerry Goffin e Carole King. E, caso vuole, proprio Carole King sarà il prossimo incrocio…
City Streets, 1989
Facciamo un salto avanti di circa vent’anni e, dopo aver ricordato che nel 1986 viene pubblicato August, uno degli album con maggior successo commerciale per Manolenta, che include lo storica Tearing Us Apart con l’inarrestabile Tina Turner leggendaria “sparring partner”, viriamo sul singolo City Streets dall’omonimo disco della King, dove il sassofono di Michael Brecker e la Fender di Eric si adattano perfettamente ai suoni synth dell’epoca facendo la differenza. In particolare Clapton ci regala licks ispirati che mandano in solluchero Carole, come possiamo vedere nel video della canzone, capace di diventare una top-20 hit in America. «Eric Clapton is my dream guitarist». Questa la laconica dichiarazione rilasciata dall’autrice di Tapestry a proposito della partnership con Slowhand.
Arma Letale: la voce di Randy Crawford e la chitarra di Clapton
Sempre nel 1989 esce il film Arma Letale 2, nella cui colonna sonora curata da Clapton e Kamen trova spazio una nuova versione di Knockin’ On Heaven’s Door. Anche qui non può mancare il sassofono, dolcemente suonato dal formidabile David Sanborn e, accanto alle magie del musicista britannico, si staglia la superba voce di Randy Crawford, regina incontrastata del panorama Jazz/R&B/Disco da fine anni Settanta in avanti. Momenti magici, sulla base di un brano di importanza storica per Eric, da lui pubblicato con arrangiamento reggae nel 1975 e spesso in scaletta nei suoi concerti.
Sarà invece completamente nuova l’esperienza con Cher, Chrissie Hynde e Neneh Cherry, a metà anni Novanta.
Love Can Build A Bridge
Il rifacimento di una hit delle Judds esce a marzo 1995 ed è subito un successo, arrivando al numero 1 dei singoli in Gran Bretagna. Le tre artiste si amalgamano bene e Clapton è bravo a fare da collante con la sua chitarra ispirata, in una canzone pubblicata per beneficenza da Comic Relief, associazione di carità inglese.
Sempre a fin di bene avverrà una serata molto particolare alla Casa Bianca il 17 dicembre 1998, con i coniugi Clinton all’epoca padroni di casa. Tanti ospiti speciali per raccogliere fondi per Special Olympics.
Give Me One Reason
Piacevoli performance di canzoni natalizie, che attingono anche dalla tradizione blues, rendono l’evento inusuale. Come inusuale è ascoltare Give Me One Reason di Tracy Chapman suonata e cantata dall’autrice insieme a Eric.
La “prezzemolina” Sheryl Crow, Vanessa Williams e Mary J. Blige – altra figura femminile con cui il musicista inglese si è relazionato, ricordiamo soprattutto il live Eric Clapton and Friends al Madison Square Garden per il Crossroads Centre, nel ’99 – fanno parte del cast di un concerto che sarà registrato e filmato. Pochi giorni dopo l’avvenimento il canale televisivo americano TNT lo trasmetterà e successivamente verrà anche pubblicato su CD e DVD.
Considerazioni finali e… un’ultima sorpresa
È fuori di dubbio che vi siano parecchie altre storie da raccontare, fra cui la presenza di Clapton nei dischi di Christine McVie, Cindy Lauper e Kate Bush, o eventualmente da approfondire, in quanto solo accennate in questo scritto. La sola Sheryl Crow meriterebbe un intero capitolo a parte, oltre alla Turner e alla Blige.
Ci sono stati anche contatti con Diana Ross, parecchie performance insieme alla magnifica Bonnie Raitt. Poi Eric ha sempre con piacere coinvolto nella sua live o studio band artiste fenomenali come Yvonne Elliman, Marcella Detroit, Tessa Niles, Katie Kissoon, Michelle John e Sharon White.
Tutte queste straordinarie figure femminili, e altre ancora, potrebbero essere parte di un futuro articolo, giacché di assoluto valore. L’analisi all’interno di questo scritto e dei precedenti ha solo l’intento di cominciare a parlare di Eric Clapton in un modo diverso dal solito, considerando tutte le sue innumerevoli sfaccettature a livello artistico che lo rendono un musicista veramente unico per come, pur mantenendo salda la sua passione per il blues, sia riuscito ad attraversare praticamente ogni genere musicale, accompagnato da infiniti “crossroads” con i più svariati personaggi.
Ed è giusto terminare, quindi, con un incrocio davvero sui generis.
MARO è una giovane multistrumentista di Lisbona, diplomata al Berklee College of Music. Ha ventiquattro anni, potrebbe rappresentare il futuro per la musica e, con la sua tenacia, è riuscita l’anno scorso a coronare il suo sogno, suonare via web insieme ai suoi idoli le canzoni che sono diventate parte del suo background. Con immenso piacere nel progetto troviamo anche Tears In Heaven, rivisitata, insieme a Clapton, in una toccante, sentita versione.
Alessandro Vailati
Redattore presso Loudd. Magazine, progetto culturale di critica musicale, letteraria, cinematografica, artistica
Editor presso Blues Cluster. Sito web di notizie e media
Amministratore pagina Doyle Bramhall II Italia