Questo articolo è il regalo di un amico. Di quelli del liceo, a cui ti lega e ti legherà per sempre l’aver condiviso non solo quegli anni furenti ma anche la scoperta di romanzi, dischi, nuovi gruppi musicali, concerti. Abbiamo avuto la fortuna di vivere in diretta il fermento della scena musicale italiana degli anni Novanta, con gruppi come CSI, Marlene Kuntz, La Crus, Afterhours, Massimo Volume… Proprio di quest’ultimo gruppo, tornato a far parlare di sé dopo anni di silenzio con un nuovo album nel 2019, ci scrive oggi Alessio Barettini, che ha peraltro in vista la pubblicazione di un importante libro su David Bowie. Grazie Ale!
Il Nuotatore alla fine del tempo
La parabola di John Cheever non sembra diversa da quella di molti scrittori americani, tanto che questa linea sembra rappresentare di per sé l’unica strada possibile di equivalenza fra vita e letteratura. I problemi al college, alcuni anni in povertà al Village di New York, un’iniziale diffidenza per la sua letteratura di racconti, la successiva riscoperta, la predilezione per le short stories di famiglie ricche pubblicate sulle riviste, un pezzo di vita passata con Raymond Carver, l’alcolismo.
Insomma è il segno di chi è, come scrive Fernanda Pivano nell’introduzione a Il Nuotatore (Fandango, 2000), «affranto dallo scarto tra quello che si era aspettato di raggiungere attraverso l’educazione basata sulle virtù di un tempo (il coraggio, la lealtà, la castità, l’onore) e quello che aveva incontrato nella vita (l’alcolismo e l’adulterio)».
Musica e letteratura
La letteratura americana sembra alle prese con un conto infinito: l’american dream e la disillusione dei suoi protagonisti. Che si tratti dei racconti dell’età del jazz di Fitzgerald, di quelli del mondo degli Stati del Sud di Faulkner, di quelli del mondo della comunità ebraica di Malamud o di quelli della periferia del già citato Carver, ma solo per tacerne molti altri, neppure Cheever sfugge alla narrativa della speranza e dello scacco e ai sentimenti che questi portano con sé. Sembra quasi che oggi l’America debba ancora trovare la sua voce collettiva per liberarsi di un retaggio che sempre più in questi ultimi anni è stato appannaggio della classe dei WMCA o dei WASP, il fallimento definitivo del grande sogno.
Ma facciamo un salto in Italia. Mi ha sempre colpito il rapporto fra musica e letteratura, due immaginari diversi e profondamente connotati che intrecciano le loro voci. Un po’ per tradizione un po’ per le caratteristiche della lingua italiana, la maggior parte della musica nostrana che ha guardato alla letteratura come fonte di ispirazione lo ha fatto rielaborando i testi sotto forma perlopiù di poesie e più raramente di narrativa.
Negli ultimi 50 anni sono state poche le eccezioni. Non è però un caso che fra queste ci siano i Massimo Volume, uno degli esperimenti peraltro più riusciti in tal senso. Il gruppo di Emidio Clementi non ha mai negato i nomi fondamentali per la sua scrittura, sin da quando nel brano Il Primo Dio nominava Rimbaud ed Emanuel Carnevali.
Cheever e i Massimo Volume
Clementi, bassista, voce e paroliere, ha anche scritto racconti e romanzi. Ma quel che caratterizza da sempre il genere dei Massimo Volume è che le loro canzoni sono declamazioni, la voce priva di melodie sembra leggere, ma grazie alla potenza espressiva e allo stile musicale che li circonda sarebbe più corretto dire che sembra raccontare.
I testi del compositore marchigiano sono da sempre episodi, fotografie, o meglio scene di film dove l’ambiente e i protagonisti sono immersi in un immaginario urbano e quotidiano.
Il ritorno dei Massimo Volume sulle scene nel 2019 è stato contrassegnato da un forte debito nei confronti di Cheever, da cui Clementi ha tratto una rielaborazione proprio del racconto Il Nuotatore.
Il Nuotatore di Cheever
Qui il protagonista Ned decide di tornare a casa passando a nuoto per tutte le piscine dei suoi amici e vicini di casa del quartiere residenziale della sua città. Il racconto inizia ai bordi della piscina di una villa dove la sera prima c’è stata una festa e «tutti se ne stanno seduti e continuano a ripetere: “Ho bevuto troppo ieri sera”». Ned ci viene presentato come «una giornata d’estate», e niente lascia presagire alcun elemento negativo che, invece, arriverà a sparigliare le carte date. Mentre sta pensando alla sua vita fortunata,
«gli venne l’idea che, seguendo un percorso ad angolo in direzione sud ovest, sarebbe potuto arrivare a casa sua a nuoto. […] Aveva fatto una scoperta, aveva dato un contributo alla geografia moderna, e quel corso d’acqua l’avrebbe chiamato Lucinda, col nome di sua moglie. Non era uno che amava particolarmente gli scherzi, né era un buffone, ma era volutamente originale, e si considerava in generale, e modestamente, un personaggio leggendario».
Così, la cartografia delle case in testa, Ned inizia la sua nuotata, «al pari di un vero esploratore», attraversando le ville dove «provò un senso di tenerezza per quella gente lì riunita», ora salutando la gente che lo riconosceva ora proseguendo se non trovava nessuno, non senza aver bevuto ancora qualche bicchiere avanzato.
Poi la scena cambia improvvisamente.
«Si sentiva stanco, pulito e contento di esser solo in quel momento, contento di tutto quanto.
Stava per arrivare un temporale».
Il cambio di scena arriva totalmente inatteso, ed è certamente un presagio della fine, seppure ancora non si sa di quale fine si tratti. Così poco oltre:
«Improvvisamente si fece buio, era quello il momento in cui gli uccellini sembrano intonare tutti insieme un canto che è un acuto e riconoscibile annuncio del temporale che s’avvicina».
Ned trova riparo in uno spogliatoio, prima di rimettersi a nuotare, a temporale passato, ma «si sentì percorrere da un brivido» e «quel primo segnale dell’autunno gli diede una peculiare malinconia». La nuotata continua ma sta per capitare qualcos’altro.
«Proseguì a piedi nudi sull’erba bagnata, fino alla casa dei Welcher, dove trovò che la loro piscina era stata prosciugata. Questa interruzione nel flusso del suo corso d’acqua gli diede un assurdo senso di delusione […] Era deluso e sconcertato».
Che però questi segni non siano un semplice evento atmosferico lo si inizia a dedurre poco più tardi, quando Ned sta pensando alla delusione che gli sta provocando la vista della piscina prosciugata e del cartello IN VENDITA vicino alla casa. Gli pareva di ricordare di aver avuto ospiti i Welcher solo pochi giorni prima, ma a questo punto non ne è più sicuro. «Era la sua memoria che vacillava, o era il fatto che avendola esercitata a rimuovere i ricordi sgradevoli, il suo senso della realtà era ora offuscato?». Un rumore lo distoglie da queste amare riflessioni, e il suo trasbordo prosegue.
Il racconto qui si interrompe con un capoverso. Ormai lo scenario è cambiato, lo si evince immediatamente. Non siamo più nel rigoglio delle feste, nella gioia di Ned di fare quel viaggio fra le piscine, ma vediamo la stessa scena dall’esterno.
«Lì, a piedi scalzi tra le immondizie dell’autostrada, tra lattine di birra, stracci e pezzi di pneumatici scoppiati, esposto a ogni sorta di ridicolo, Ned era una figura patetica.
Si era visto deriso, beffeggiato, bersagliato perfino da una lattina di birra, e non aveva né la dignità, né il senso dell’umorismo sufficienti per far fronte alla situazione.
Perché era così deciso a portare a termine il suo viaggio, anche se ciò poteva mettere a repentaglio la sua stessa vita?».
Ned non può tornare indietro perché ha raggiunto i due terzi dell’intero percorso, all’incirca di 15 km.
I sospetti trovano conferma nelle due successive case: nella prima Ned viene inseguito dal bagnino per non aver rispettato le regole della piscina, nella seconda i due anziani coniugi gli dicono: «Ci è dispiaciuto immensamente sapere di tutte le tue disgrazie», riferendosi alla vendita della sua casa, ma Ned risponde di non ricordare di averlo fatto.
Prosegue, ma comincia a sentire freddo e a sentirsi debole. Decide di fermarsi dagli Halloran per un bicchiere di whisky, ma lì nuovamente la sensazione della caducità della sua memoria si riaffaccia.
Nelle ultime due case il senso di deterioramento della trama e della vita di Ned si completano, poiché in entrambe viene maltrattato, prima deriso poi accusato, ed apprende di essere già stato lì per chiedere dei soldi dopo aver fatto fallimento.
Il racconto, che procede in modo chiaro in direzione allegorica fin dai primi cambiamenti, trova il suo epos proprio in questo momento della storia, quando
«alzando lo sguardo, vide che le stelle erano già spuntate, ma perché gli sembrava di vedere Andromeda, Cefeo e Cassiopea? Dov’erano finite le costellazioni di mezza estate? E gli venne da piangere».
Ned non controlla più il tempo, e inizia a piangere, circondato di elementi incomprensibili e accusatori. Nonostante tutto riesce ad arrivare a casa sua, ma:
«Trovò la casa immersa nel buio […] le porte erano chiuse a chiave, e sulle mani gli rimase la ruggine delle maniglie. […] Gridò, batté con i pugni sulla porta, tentò di abbatterla a spallate, e poi, guardando attraverso le finestre, vide che la casa era disabitata».
Il Nuotatore di Clementi
In che modo Emidio Clementi ha potuto rendere in un testo di una canzone la complessità di questo racconto?
Il testo de Il Nuotatore è recitato in modo veloce, pressante, senza pause. Lo stesso ritmo abbraccia le cinque fasi in cui è suddiviso. Il senso di deterioramento del racconto è dato proprio dai suoni che crescono di intensità e dalla velocità degli eventi. Questi i cinque momenti della canzone:
1) La presentazione della scena (Il tempo buono, la gente che conversa felice)
2) La presentazione dei personaggi (Viviamo qui da quando è nato Sergio, per farlo crescere meglio, ecc.)
3) La decisione di nuotare attraverso le piscine
4) Il tempo che cambia «come se l’estate se ne fosse andata di colpo»
5) La desolazione: le piscine vuote, la gente che gli nega il saluto e infine la casa abbandonata.
Ogni fase consta di poche righe: il minimalismo non toglie però nulla alla sensazione di progressivo decadimento della storia che, complice i nomi italiani, si può vedere collocata in modo perfettamente naturale anche nel nostro Paese. Clementi vi aggiunge anzi una sesta strofa, una sorta di spiegazione generale, estremamente lirica e forse anche più tenebrosa del racconto stesso.
«A volte immagino il mondo coperto da un velo,
che nessuno ha il coraggio di scostare
per vedere cosa c’è dietro,
nemmeno io lo volevo,
ma poi s’è alzato il vento,
e quello che non osavo scoprire,
ho capito che era peggio di quello che temevo».
Tutto l’album è ricco di riflessioni sul tempo e sulla decadenza, uno dei temi più ricorrenti nella musica dei Massimo Volume, sia in brani più astratti, come in Una Voce a Orlando:
«Scusami amore, ma che c’entro io
se il mondo cede in un lampo
e non con uno schianto, ma con un sospiro?
La noti amore, nascosta là in fondo
quella crepa nel muro?»,
sia in altri più narrativamente connotati, come in La Ditta di Acqua Minerale, a segnare una versatilità e una qualità letteraria elevatissima di Clementi, che pure non ha bisogno di altre conferme per dimostrarlo.